AFFILIAZIONE
irccs policlinico di sant’orsola
AUTORE PRINCIPALE
ing. Amodio Vincenzo
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GRUPPO DI LAVORO
AREA TEMATICA
Interoperabilità dei dispositivi medici
ABSTRACT
INTRODUZIONE E RILEVANZA
L’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola gestisce circa 55.000 ricoveri all’anno. L’introduzione della cartella elettronica (CCE) ha rivoluzionato non solo le modalità d’uso degli strumenti disponibili ma anche lo scambio dei dati tra i diversi attori, in taluni casi fungendo da leva per la revisione di alcuni processi organizzativi. Lo scambio informativo nei passaggi di setting del paziente rappresenta un elemento molto critico per garantire la continuità assistenziale e ridurre il rischio clinico.
MATERIALI E METODI
Nel corso degli anni si rileva che il livello di maturità digitale e degli standard di interoperabilità, pur crescendo nel tempo, non riesce sempre a garantire un livello di integrazione desiderata tra i sistemi. Nello specifico si fa riferimento alla potenziale interoperabilità tra i SW di cartelle elettronica o altri SW (es. registro operatorio, cartella di pronto soccorso).
Pur avvalendosi del protocollo più sviluppato che è l’HL7 v.5 e del FHIR, che ha introdotto una modellizzazione ancora più spinta delle informazioni racchiuse nelle strutture definite “risorse”, nelle esperienze finora esplorate sono emerse grosse difficoltà a far dialogare in modo codificato i diversi attori nel dettaglio omico delle singole informazioni. Inoltre, si rende ancor più evidente un elemento che già caratterizza integrazioni semplici: l’interpretazione e all’uso che le applicazioni SW fanno dei dati condivisi. Anche nelle transazioni ben codificate da anni gli attori che scambiano i dati devono prima bene intendersi su sintattica e semantica del dato per poi capire se realmente interpretabile nelle logiche interne. Ad oggi per ovviare alle difficoltà precedentemente descritte sono state individuate soluzioni a più basso impatto quali accessi in contesto, visualizzazioni “runtime” delle informazioni necessarie, condivisione di PDF. Chiaramente questo tipo di integrazioni non può garantire una continuità adeguata e sicura del dato, introducendo dei rischi per niente trascurabili e da valutare.
RISULTATI
Presentando dei casi studio, l’obiettivo è mettere in evidenza i limiti riscontrati nell’interoperabilità tra i SW per stimolare la discussione a riguardo e valutare quanto possano diventare opportunità di miglioramento tecnologico. Gli standard di interoperabilità, in particolare l’HL7 FHIR, pur avendo codificando già un gran numero di informazioni, non riescono sempre a garantire una condivisione efficiente delle informazioni.
L’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola gestisce circa 55.000 ricoveri all’anno. L’introduzione della cartella elettronica (CCE) ha rivoluzionato non solo le modalità d’uso degli strumenti disponibili ma anche lo scambio dei dati tra i diversi attori, in taluni casi fungendo da leva per la revisione di alcuni processi organizzativi. Lo scambio informativo nei passaggi di setting del paziente rappresenta un elemento molto critico per garantire la continuità assistenziale e ridurre il rischio clinico.
MATERIALI E METODI
Nel corso degli anni si rileva che il livello di maturità digitale e degli standard di interoperabilità, pur crescendo nel tempo, non riesce sempre a garantire un livello di integrazione desiderata tra i sistemi. Nello specifico si fa riferimento alla potenziale interoperabilità tra i SW di cartelle elettronica o altri SW (es. registro operatorio, cartella di pronto soccorso).
Pur avvalendosi del protocollo più sviluppato che è l’HL7 v.5 e del FHIR, che ha introdotto una modellizzazione ancora più spinta delle informazioni racchiuse nelle strutture definite “risorse”, nelle esperienze finora esplorate sono emerse grosse difficoltà a far dialogare in modo codificato i diversi attori nel dettaglio omico delle singole informazioni. Inoltre, si rende ancor più evidente un elemento che già caratterizza integrazioni semplici: l’interpretazione e all’uso che le applicazioni SW fanno dei dati condivisi. Anche nelle transazioni ben codificate da anni gli attori che scambiano i dati devono prima bene intendersi su sintattica e semantica del dato per poi capire se realmente interpretabile nelle logiche interne. Ad oggi per ovviare alle difficoltà precedentemente descritte sono state individuate soluzioni a più basso impatto quali accessi in contesto, visualizzazioni “runtime” delle informazioni necessarie, condivisione di PDF. Chiaramente questo tipo di integrazioni non può garantire una continuità adeguata e sicura del dato, introducendo dei rischi per niente trascurabili e da valutare.
RISULTATI
Presentando dei casi studio, l’obiettivo è mettere in evidenza i limiti riscontrati nell’interoperabilità tra i SW per stimolare la discussione a riguardo e valutare quanto possano diventare opportunità di miglioramento tecnologico. Gli standard di interoperabilità, in particolare l’HL7 FHIR, pur avendo codificando già un gran numero di informazioni, non riescono sempre a garantire una condivisione efficiente delle informazioni.